Il Botro Fortulla

Alla scoperta dei Monti Livornesi
Escursione n. 1:

Il Botro Fortulla

di
Franco Sammartino
 
E' Sabato pomeriggio, fa caldo, ci troviamo alle 14:30 al parcheggio sotto al viadotto della Variante a Fortullino, a breve distanza dalla vecchia Aurelia, alcuni chilometri prima di Castiglioncello.
In settimana avevamo progettato di iniziare ad esplorare l'area intorno al Monte Pelato per documentare tutti gli aspetti archeologico-naturalistici, eventualmente presenti, anche in vista di una possibile e auspicabile destinazione della zona ad "area protetta".
Caricati gli zaini ci incamminiamo per trovare un varco fra la vegetazione per poter scendere sul greto del Botro Fortulla. Sebbene siano due mesi che non piove e siamo di giugno, c'è abbastanza acqua. Cominciamo a risalire il corso del torrente fra le canne ma fatti pochi metri ci fermiamo subito, ci troviamo fra i piedi un rettile, un piccolo serpente di una quarantina di cm. E' bellissimo! mai visto, ma cos'è? Sembra un piccolo boa, guarda che bel disegno nero geometrico sulle squame giallastre. Sarà mica esotico? Servizio fotografico e filmato.
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Cervone (Elaphe quatorlineata) - Foto F. Sammartino
 
Dopo 15' si riparte, sulla sponda sinistra si osservano varie piante di Periploca graeca, una lianacea dai piccoli ma bellissimi fiori rosso fegato, che produrranno una coppia di "baccelli" (i cosiddetti "follicoli") di forma stretta e allungata. E' una pianta poco comune, anche perché non si fa notare facilmente, che ha rischiato di estinguersi a seguito delle ultime glaciazioni. In Italia si trova solo in Toscana ed in due aree circoscritte della Calabria e della Puglia. In questa prima parte il Fortulla attraversa una formazione calcarea.
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Periploca graeca - Foto F. Sammartino 
 
Facciamo un centinaio di metri, e ci fermiamo di nuovo per un filmato ad una grossa anguilla, un tempo così comune, oggi così rara! Poco dopo anche un granchio di fiume. Anche questo è da ritenere un incontro fortunato, questo crostaceo d'acqua dolce è diventato estremamente raro nei corsi d'acqua dei Monti livornesi.
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Granchio di fiume (Potamon fluviatilis) - Foto F. Sammartino 
 
Sul greto si cominciano ad incontrare pietre giallastre che si differenziano nettamente da quelle calcaree, bianco grigiastre. Queste pietre ci fanno capire che ci stiamo avvicinando ad una diversa formazione geologica e alla zona delle miniere di magnesite, famose nel mondo fino agli anni '40 del secolo scorso, quando l'Italia era uno dei maggiori produttori di magnesio.
La fitta vegetazione a macchia mediterranea, protende i suoi rami sul torrente ma ad un certo punto l'alveo si allarga, perchè c'è un grosso affioramento di rocce calcaree, e ci appare davanti una piccola ma suggestiva cascatella, la cui presenza, già da qualche minuto, ci era stata preannunciata dal rumore del suo scroscio.
A valle si è formata una pozza più grande, e c'è del movimento sott'acqua, sono rovelle, piccoli pesci dalle caratteristiche pinne rosso arancio, che si intravedono appena sotto le increspature delle onde. 
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Tratto del Botro Fortulla - Foto F. Sammartino
 
Sul lato sinistro, dopo questa pozza, si incontra un piccolo argine composto da argilla grigiastra ed in basso, quasi al livello dell'acqua affiorano degli strati molto sottili di argille scagliose e poco più avanti, delle rocce più consistenti grigie scure con delle piccole e strane protuberanze sulla superficie. Con le mani prendiamo dell'acqua per togliere la terra che impedisce di vedere bene la superficie. Alcune sono sottili e hanno forma cilindrica allungata, altre sono simili a dei dischetti appiattiti. Sono impronte fossili lasciate da invertebrati, su antichi fondali marini durante la ricerca del cibo nella fanghiglia. Queste rocce sono del periodo Cretaceo, allora si tratta di animali vissuti oltre sessantacinquemilioni di anni fa!. Vanno fotografate.
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Impronte fossili (Ichnofossili) - Foto F. Sammartino
 
Proseguiamo e sul letto del torrente, qui c'è pochissima acqua, aumentano i ciottoli giallastri di magnesite, alcuni hanno delle piccole fessure dentro le quali si osservano belle cristallizzazioni di dolomite, in altre si trova anche della pirite con piccoli cristalli molto alterati in limonite.
Dobbiamo lasciare il torrente per un breve tratto perchè l'acqua più alta e la vegetazione sulle sponde ci impedisce di proseguire. Si riscende sul greto in un tratto pianeggiante e sul fondo in un tratto sabbioso, dove il livello dell'acqua raggiunge anche trenta cm, viene notato un oggetto di forma circolare. Con un bastone riusciamo ad avvicinarlo alla sponda ed a raccoglierlo. E' il piede di un vasetto in ceramica, molto consunto. Ripulito dalle alghe che ne ricoprivano le superfici, ci mostra delle piccole porzioni di superficie ricoperte da vernice nera. Sembra un frammento di una coppa di epoca etrusco-romana, ha oltre duemila anni!. E cosa ci fa qui? Guardandoci intorno ci accorgiamo che c'è un'ampia zona pianeggiante sul lato destro del Fortulla, sembrerebbe in una posizione ottimale per un eventuale insediamento umano, magari una capanna. L'ispezione del pianoro inizia, siamo tutti elettrizzati, ma presto ci rendiamo conto che è impossibile cercare, data la fitta vegetazione ed il notevole strato umifero. Comunque resti evidenti non ce ne sono, né pietre né resti di mura, né altri oggetti. Forse è un falso"allarme". Chissà da dove arriverà questo frammento.
Riprendiamo la risalita del torrente dove, a questo punto, i ciottoli e le rocce affioranti sono composte quasi esclusivamente da magnesite. Un grosso masso è attraversato da un filoncello di quarzo. Proviamo a spaccarlo; si divide in due pezzi ed appare un geode di quarzo, bellissimo!, con cristalli molto brillanti di colore rosato. E' uno dei quarzi più belli mai trovati nel livornese.
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Quarzo su Calcedonio - Foto F. Sammartino
 image018Melanoflogite - Foto F. Sammartino
 
Proseguiamo, e subito dopo in uno spiazzo assolato, sulla sinistra del Fortulla vicino ad un ginepro appaiono delle splendide fioriture di orchidee con fiori violacei. Foto da tutte le posizioni...
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Anacamptis pyramidalis - Foto F. Sammartino - Cephalanhtera rubra
 
Lasciamo il corso del torrente e saliamo per il ripido pendio sulla sinistra, dopo un quarto d'ora circa, ci troviamo davanti all'apertura di una delle gallerie della vecchia miniera. Davanti ad essa frammenti di rocce di magnesite e dolomite di colore molto chiaro, anche leggermente verdastro, le cui superfici sono coperte da globuletti incolori di qualche millimetro, trasparentissimi, ma non sono gocce di rugiada. E' la melanoflogite, una rarissima varietà di quarzo, che si presenta raramente in cristalli isolati ma quasi sempre in aggregazioni di microcristalli cubici in modo da assumere forme sferoidali. Questo è l'unico posto al mondo dove ne è stata trovata in abbondanza, ed è ricercatissima dai collezionisti di minerali. Dopo aver raccolto alcuni campioni, proseguiamo verso est e ci troviamo di fronte ad un interessante deposito di travertino, ancora in corso di formazione. Si vedono delle foglie di olmoche ne sono parzialmente inglobate, fra qualche tempo diventeranno.....fossili.
Poco più avanti si apre un grande spazio erboso ricco di fiori, forse un tempo coltivato, con numerosi arbusti di ginepro, prugnolo e con alberelli di pero selvatico in fiore. Troviamo svariati insetti che ci svolazzano intorno, libellule, farfalle e bombi. Guardando con attenzione fra i rami degli arbusti, si notano altri animaletti, alcuni corrono su e giù fra i rami freneticamente, altri sono immobili estremamente mimetici. Ci colpiscono molto alcuni coleotteri, buprestidi e curculionidi, questi ultimi forniti di una specie di proboscide, un vero e proprio rostro che utilizzano per perforare legno e semi.
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Buprestide - Foto F. Sammartino
 
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Curculionide - Foto F. Sammartino 
 
Con le macchine fotografiche sempre calde, dopo aver immortalato quasi tutte le bestiole, ritorniamo sul torrente. Sul lato opposto a quello delle miniere cominciano ad affiorare nella macchia, grossi blocchi di rocce molto mineralizzati, ricchi di fessure riempite da dolomite, quarzo e calcedonio bianco e azzurrato. Di lì a poco le tracce di magnesite sul greto cominciano a rarefarsi, probabilmente la zona di maggior concentrazione, doveva trovarsi proprio sotto alla zona delle miniere che si aprono sul versante sinistro a quote più elevate, come quella che abbiamo visitato poco fa. Ai lati del Fortulla si cominciano a trovare alberi con fusto molto alto, cerri, lecci, ornelli e allori, e non manca qualche fico, sui quali si sono arrampicati la vitalba e la rosa, con i loro fusti ciondolanti che ricordano le liane della giungla africana.
Dopo alcuni minuti senza ritrovamenti particolari, abbiamo tentato di fotografare delle libellule senza riuscirci, cominciamo a trovare pezzi di laterizi e conci di calcare, quindi, con grande stupore, ci troviamo davanti una vera e propria muraglia, opera dell'uomo, costruita con blocchi di pietra squadrati e mattoni.
E' alta più di dieci metri e larga trentacinque, cosa sarà?. Sembra il muro di un castello medievale. La aggiriamo, dietro non c'è niente. Ma allora sarà una diga, è proprio a sbarramento sul torrente. Fatte le foto di rito e prese delle misure della struttura, proseguiamo.
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La diga sul Botro Fortulla - Foto G A P L
 
Cioè, avremmo voluto proseguire, ma qualcuno di noi si è ricordato di avere un orologio, che purtroppo suggeriva la via del ritorno. Così, dopo più di quattro ore, ubriachi d'aria come sempre, e con gli zaini pieni di scoperte ed emozioni torniamo indietro, facendo un primo riassunto della giornata, ponendoci mille domande, interrogativi, a molti dei quali, forse, non potremo dare mai una risposta. Ovviamente sulla via del ritorno abbiamo trovato e raccolto qualche altro sasso.
Ci diamo appuntamento come sempre a... martedì alle 17:30 al Museo di Storia Naturale, alla nostra Sede. Ma la giornata ovviamente non finisce qui, le emozioni continuano anche dopo aver tolto la "divisa" da esploratori. Appena a casa si farà la doccia e, famiglia permettendo, non si vedrà l'ora di controllare come sono venute le foto e di fare una prima ricerca sui libri per provare ad identificare il materiale raccolto o solamente documentato.
Quando si riparte?!
FINE
 
Prossimamente: Escursione n. 2 – La Valle del Rio Popogna

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